Il Seminario

Storia del Seminario

dal 1565

Il Seminario Romano nasce ufficialmente il 1° febbraio 1565; esattamente un anno, 6 mesi e 15 giorni dopo la ventitreesima sessione del Concilio di Trento, giorno al quale risaliva il canone XVIII sul sacramento dell’ordine che istituiva i seminari per la formazione sacerdotale. Una commissione di cinque cardinali (poi salita a quattordici), tra i quali spicca il cardinale Carlo Borromeo, si occupò di gettare le fondamenta di questa nuova istituzione, affidata da subito alla Compagnia di Gesù. Ai primi 7 alunni, durante l’anno se ne aggiunsero 64; in pochi anni i chierici raggiunsero l’ottantina, mentre si andranno affiancando in numero crescente anche i convittori, figli di famiglie nobili che si mantenevano a proprie spese. La prima sede del Seminario fu Palazzo Pallavicini, anche se nei secoli successivi gli alunni traslocheranno più volte, fino al 1913 quando sarà inaugurato il nuovo edificio accanto alla Basilica di S. Giovanni in Laterano.


I primi due secoli furono caratterizzati da non poche turbolenze, tra le quali la stagione delle rivolte (1631-1649) e la questione delle precedenze. Si andava inasprendo anche il rapporto con il clero diocesano che, con l’inizio del ‘700, accusava i gesuiti di emarginare i chierici a vantaggio dei convittori, che nel frattempo erano divenuti la maggioranza degli studenti. Durante i primi due secoli di vita del Seminario, gli alunni frequentarono le lezioni del Collegio Romano (antica denominazione dell’attuale Pontificia Università Gregoriana), pure retto dei Gesuiti. In questo primo periodo il Seminario ebbe come allievi quattro futuri pontefici: Gregorio XV Ludovisi, Clemente IX Rosfigliosi, Innocenzo XII Pignatelli, e Clemente XII Corsini. La situazione internazionale, sfavorevole alla Compagnia di Gesù portò, prima alla chiusura del Seminario (7 settembre 1772) e subito dopo alla soppressione della Compagnia (21 luglio 1773).

Il 1° novembre 1774 il Seminario fu riaperto sotto la nuova gestione “diocesana” che si pose in discontinuità più formale che sostanziale con le grandi linee tracciate dai gesuiti, riprendendo soprattutto l’integrazione della formazione intellettuale con quella spirituale. A questo proposito certamente non è privo di significato il fatto che dalla fine del Settecento fino al 1931 la denominazione “Seminario Romano” comprendesse sia un istituto superiore di studi teologici (l’attuale Pontificia Università Lateranense), sia una comunità formativa.


 

Il legame con la città e soprattutto con il Papa si intensificò molto nel corso delle travagliate vicende dell’Ottocento, che contribuirono non poco a plasmare un “prete romano” educato a grandi idealità ma anche attento alla vita quotidiana del suo gregge, sensibile all’universalità della Chiesa, ma anche ben integrato nel contesto tutt’altro che facile dell’Urbe. In quegli anni tra l’altro, sarà padre spirituale S. Vincenzo Pallotti (dal 1824 al 1840).

Nel 1853 al seminario Romano si affiancò il Seminario Pio, destinato agli alunni delle diocesi dello Stato Pontificio; in seguito, dopo il 1913, esso fu completamente unificato al romano. nella sede di S. Apollinare le scuole del Seminario Romano ebbero un particolare sviluppo nell’ambito degli studi giuridici e si arricchì la biblioteca, grazie alla continua e generosa attenzione del Beato Pio IX.

I primi anni del ‘900, almeno quelli sotto il pontificato di san Pio X, segnarono per il Seminario una svolta strutturale in riferimento all’organizzazione degli studi e alla disciplina. La rigorosa formazione ascetica, il senso della Chiesa non solo nella sua prospettiva teologica, ma anche organizzativa e amministrativa, la piena fedeltà al carisma di Pietro e l’attenzione al suo insegnamento sono stati alcuni elementi concreti che hanno reso quasi un fatto naturale l’inserimento di molti sacerdoti a servizio della Curia romana. La storia ha messo in evidenza la qualità di questo innesto, illustrato dalla cospicua presenza di ex alunni del Romano nella gerarchia ecclesiastica, fino al pontificato di Angelo Giuseppe Roncalli.

 


Durante gli anni della prima guerra mondiale il Seminario visse due momenti importanti: nel maggio 1917 il voto alla Madonna della Fiducia (che dal 1916 aveva trovato posto nella nuova cappella del Seminario) affinché tutti i seminaristi partiti per il fronte potessero tornare salvi a casa e nel luglio dello stesso anno la nascita del Sursum Corda, piccolo periodico che voleva tenere vivo il legame tra il Seminario e i seminaristi al fronte.

La storia più luminosa, però, del clero romano è stata scritta nelle parrocchie della città, negli avamposti del degrado umano e sociale, nelle periferie abbandonate da tutti, in mezzo ai ragazzi, ai poveri, a chi, privo di tutto e di tutti, si aggrappava alla Chiesa come ultima speranza. Tra i nuovi quartieri operai degli anni Trenta-Quaranta (Torre Gaia, Tiburtino III, Valmelaina, Pietralata) la Chiesa romana ha trovato, proprio grazie a questi umili e silenziosi servitori della Parola, occasione di presenza, di crescita cristiana, di grande fraternità. La stretta simbiosi tra la Chiesa e la città ha avuto modo di manifestarsi durante la rapida ma terribile occupazione nazista di Roma (1943-1944), quando le parrocchie e il clero hanno fatto tutt’uno con la popolazione insieme con il Seminario.

Nel 1958 l’elezione del Beato Giovanni XXIII, ex-alunno del Seminario Romano, fu motivo di gioia per tutta la comunità. Angelo Roncalli espresse da subito la sua benevolenza e simpatia verso il “suo” seminario visitandolo il 27 novembre 1958 ad appena un mese dalla sua elezione. Arrivano, poi, gli anni del Concilio; la Chiesa si rinnova e così anche il seminario. La comunità cambia, non solo esteriormente, ma mantiene sempre fermi i pilastri che fin dall’inizio l’hanno caratterizzata: una intensa vita di pietà e di studio, la devozione mariana e la fedeltà al papa.

 

 

Gli anni ’70 sono caratterizzati dalla riflessione sul documento conciliare Optatam Totius, che traccia le linee del rinnovamento dei seminari. Uno degli esperimenti attuati al Romano è la vita di gruppo. Viene poi introdotta l’esperienza parrocchiale e pian piano ampliata l’intera formazione pastorale.

Negli anni ’80 si istituzionalizza l’appuntamento dei giovani che si incontrano in Seminario per pregare e ascoltare la testimonianza di chi lì vive per scelta. Sono incontri che registrano negli anni un crescente numero di presenze, un’esperienza che si cerca di curare sempre meglio e che rientra nel più ampio quadro di attività vocazionale svolta da tempo dal Seminario anche tra i catechisti di numerose parrocchie romane. Nel 1982 si apre anche la stagione delle missioni popolari, rivolte ad alcune parrocchie della diocesi. Il periodo tra il 1982 e il 1986 è caratterizzato dal notevole incremento numerico dei seminaristi, che nel giro di pochi anni supera le 150 persone.

 


 

La Fine degli anni ’90 vede il Seminario, insieme a tutta la diocesi, prepararsi per il grande Giubileo del 2000 al quale segue presto un ulteriore evento di grande festa per tutta la comunità. Il 20 dicembre 2001, infatti, il Santo Padre Giovanni Paolo II firma il decreto circa l’eroicità delle virtù di Bruno Marchesini, ex alunno seminarista morto in odore di santità nel 1938; il 1° maggio tutto il Seminario è in pellegrinaggio sulla sua tomba, a Bologna, mentre cresce l’attesa per il passaggio successivo.

Nel frattempo, all’interno della comunità, si fa sempre più chiara la necessità di un nuovo progetto formativo capace, per un verso, di raccogliere il ricco patrimonio della nostra tradizione e, per l’altro, di rispondere in maniera quanto più efficace ai desideri e alle attese della Chiesa, riguardo all’identità e al ruolo dei preti nel mondo odierno.